17 agosto, 2007

L’arteterapia

L’arteterapia è uno dei mediatori più efficaci che ricorre all’espressione artistica per promuovere la salute, favorire la guarigione, e si propone come una tecnica dai molteplici contesti applicativi, che vanno dalla terapia e la riabilitazione al miglioramento della qualità della vita, a contesti educativi. Le risorse utilizzate sono le potenzialità che ognuno di noi possiede, chi più chi meno, di elaborare il proprio vissuto e di esprimerlo creativamente; dove educare sta per e-ducere, cioè portar fuori e, nella pratica terapeutica e riabilitativa, portar fuori dal buio verso una maggiore conoscenza e consapevolezza. Il focus dell’arteterapia è sul processo creativo in sé. Ciò che è importante è soprattutto l’esprimersi, il creare. L’atto di produrre un’ impronta creativa, infatti, permette all’individuo di accedere agli aspetti più intimi e nascosti di sé, di contattare ed esprimere le emozioni più recondite e spesso inaspettate, e di sperimentare e potenziare abilità spesso ignorate o inutilizzate. In questo senso il processo creativo, al di là del contenuto e del risultato finale, è già terapeutico in sé. Ciò non toglie che queste impronte creative, e cioè i prodotti finali dell’espressione artistica, possano svolgere altre importanti funzioni. Prima di tutto rappresentano per “il creatore” una traccia di sé, la testimonianza della propria auto-affermazione e il ricordo delle esperienze vissute durante la sua produzione, e dunque un punto di partenza per ulteriori riflessioni. Inoltre, in quanto rappresentazione simbolica del mondo interno del soggetto, rappresenta per il terapeuta uno strumento privilegiato di accesso ai suoi contenuti interni, e dunque un materiale molto ricco ai fini della diagnosi e di una maggior comprensione del paziente.

ORIGINI: Come tecnica terapeutica e riabilitativa l’arteterapia si è sviluppata solo di recente (circa una cinquantina di anni fa) in seguito ai successi ottenuti da alcuni specialisti in attività creative nell’ambito dell’assistenza sanitaria, della riabilitazione e dell’educazione speciale. Il concetto stesso di arteterapia è dunque relativamente nuovo. Le sue origini, tuttavia, possono essere rintracciate nell’antico ed eterno rapporto tra cultura, arte, e sviluppo sociale. “Alcuni autori sono arrivati a suggerire che tra arti e società esiste un legame inscindibile: perciò, la salute di una società si riflette nella sua attività artistica, e viceversa. Analogamente, si è detto che l’esercizio del diritto a produrre la propria impronta creativa può essere considerato come indice di salute dell’individuo.” Warren,1993). Da sempre l’arte è considerata una forma di comunicazione importante, che riesce ad arrivare dove le parole non riescono ad arrivare. Proprio per questa sua peculiarità l’arte è stata spesso oggetto di interesse per molti studiosi nel campo della psicologia. Del valore sociale dell’arte, in quanto mezzo fondamentale di comunicazione in cui le emozioni individuali diventano generali e collettive, (Vygotskij). Egli ritiene il concetto di creatività e di immaginazione, due momenti integranti e indispensabili per una corretta conoscenza della realtà. La creatività stimola alla ricerca di nuove soluzioni e al cambiamento, dunque l’espressione artistica non è più una fuga dalla realtà, bensì ne diventa uno strumento di conoscenza fondamentale.
Comunque, quelle che sono considerate le vere fondatrici dell’arteterapia sono Margaret Naumburg e Edith Kramer. L’arteterapia come disciplina attinge da una varietà di approcci teorici, come quello psicoanalitico, quello psicodinamico, quello cognitivista, quello gestaltico e quello dell’analisi transazionale, e, in generale, da tutti quegli approcci terapeutici che mirano a contattare e riconciliare i conflitti emotivi, alla promozione dell’autoconsapevolezza e dell’accettazione di sè, e allo sviluppo di abilità relazionali e comunicative.
Le potenzialità di questo strumento terapeutico, e cioè in che modo l’arteterapia,
può diventare momento di cura e terapia. Ci sono una serie di caratteristiche intrinseche al fare arte che rendono l’impegnarsi in questa attività di per sé terapeutica. È stato dimostrato che quando una persona è immersa in un’attività creativa riceve una serie di sollecitazioni a livello fisico, intellettuale ed emozionale che portano a mutamenti organici e psicologici che favoriscono i processi di guarigione. A queste proprietà benefiche del fare arte, l’arteterapia unisce la guida competente dell’arteterapeuta, che deve saper utilizzare al meglio questi strumenti, adattandoli via via alle persone e alle situazioni, e amplificando determinati aspetti piuttosto che altri a seconda degli obiettivi prefissati. Fare arte riprende le modalità di conoscenza e azione sul mondo tipiche del bambino. Vi è infatti, come nel gioco infantile, una totale presenza e coinvolgimento verso ciò che si sta vivendo; vi è la possibilità, e lo stimolo, a prendere confidenza e sperimentarsi in tutte le ipotesi che la realtà e le proprie potenzialità presentano, e per di più divertendosi, e non con la fatica, e spesso l’ansia, che invece di solito presenta l’adulto nel momento in cui deve ricercare soluzioni o prendere decisioni, e che spesso lo porta a rinchiudersi in automatismi e comportamenti fissi e ripetitivi, sicuramente più comodi e rassicuranti ma anche, appunto, fissi, stabili, non in evoluzione. In questo senso l’arteterapia, oltre a costituire un mezzo elettivo per “lavorare” con i bambini, favorisce un allargamento degli schemi abituali con i quali l’adulto vede e si relaziona alla realtà, sia interna che esterna, e lo stimola a prendersi la libertà di individuare, contattare e sperimentare tulle le potenzialità inespresse, sia dentro che fuori di lui. Fare arte coinvolge l’individuo nella sua totalità mente-corpo. L’attività creativa richiede infatti non solo un impegno intellettivo e cognitivo - legato all’immaginazione e all’ideazione del ‘prodotto artistico ’ - ma anche un impegno percettivo, sensoriale, e motorio, legato alla produzione artistica in senso stretto. Le tecniche legate all’arteterapia hanno dunque la funzione di porre in miglior comunicazione soma e psiche, mente e corpo, e di far in modo che vi sia un rapporto più fluido ed equilibrato, e dunque più sano, tra questi due inscindibili aspetti che ci costituiscono, troppo spesso vissuti in maniera separata. Fare arte, nel senso di impegnarsi in un’attività nuova e creativa, promuove inoltre l’attivazione dell’emisfero destro del cervello, che presiede appunto alle attività creative, alla fantasia, all’intuizione, alla comunicazione e ai segnali corporei (pensiero analogico). Nella nostra società contemporanea, e in particolar modo in quella occidentale, il pensiero analogico viene ritenuto di solito come meno importante rispetto al pensiero logico-razionale, dovuto invece all’attività dell’emisfero sinistro. In realtà, invece, come necessitiamo di due gambe per poter camminare correttamente, allo stesso modo abbiamo bisogno dell’attività congiunta dei due emisferi del cervello per poterci adattare adeguatamente alla mutevole realtà. Il così detto “pensiero laterale”, infatti, il cui sviluppo viene promosso dall’attivazione dell’emisfero destro, è fondamentale per arginare i limiti del pensiero logico-formale. Come bene sintetizza il medico psicologo De Bono (Manzelli, Neuroscienze.net), il pensiero laterale permette di riconoscere i criteri e le idee dominanti che di solito polarizzano la percezione di un problema, di cercare dunque modalità nuove di guardare ed operare sulla realtà, e quindi di rendere più flessibile il rigido controllo del pensiero logico-razionale e stimolare lo sviluppo della creatività. L’arteterapia dunque diviene un’importante opportunità per dedicare spazio e tempo, e dunque promuovere e potenziare, queste fondamentali capacità. Fare arte implica il ricorso al linguaggio dei simboli. Dipingere, disegnare, plasmare, danzare, implicano un’attività nella quale tutti i nostri sensi vengono stimolati e noi veniamo assorbiti nella nostra totalità. Ciò che proviamo e sperimentiamo si riflette nella nostra produzione artistica in termini di qualità ed intensità di linee, tratti, colori, movimenti, nel modo in cui usiamo il tempo e lo spazio, eccetera. Per cui l’espressione artistica si propone come un riflesso, una rappresentazione simbolica del nostro mondo interno e delle modalità che solitamente usiamo nel rapportarci alla realtà, sia esterna che interna. È proprio la caratteristica di utilizzare il linguaggio dei simboli, e dunque non solo quello verbale, che rende l’arteterapia un canale privilegiato rispetto alle altre forme di terapia. L’espressione artistica funge infatti da fattore di protezione e contenimento, e da oggetto mediatore nella relazione tra l’utente e il terapeuta, e così, pur rispettando i meccanismi di difesa, in qualche modo li aggira e favorisce la libera espressione del proprio mondo interiore, una maggiore autoconsapevolezza e l’attivazione di risorse creative.È infatti più facile parlare di un disegno, di una poesia, di un brano musicale, di un film o di qualsiasi altro prodotto artistico, che parlare di sé. Va aggiunto anche il fatto che l’arteterapia, pur essendo utilizzata anche nel corso di terapie individuali, si svolge di solito in un contesto di gruppo. La presenza del gruppo svolge infatti molteplici funzioni. Prima di tutto, crea quell´atmosfera di spontaneità e quella sensazione di contenimento necessaria affinchè ogni membro possa esprimersi liberamente. Inoltre, consente al soggetto di rendersi conto di non essere solo in una situazione difficile unica, ma di trovarsi, sia pure nella specificità dei propri vissuti personali, in una situazione comune ad altri e da altri "partecipata". L´intero gruppo, infatti, discute e si confronta sui vissuti dei singoli membri, e questo non solo permette al singolo di percepire una rassicurante sensazione di contenimento, ma offre anche all´intero gruppo un importante occasione di confronto e di crescita. Per tutte queste caratteristiche intrinseche del fare arte, l’arteterapia riesce a superare i limiti delle terapie esclusivamente verbali. Facendo ricorso alle modalità infantili, ai più diversi registri sensoriali e comunicativi, e stimolando la creatività, l’arteterapia permette a tutti, e soprattutto a chi ha, per qualsivoglia ragione, difficoltà di comunicazione di esprimere emozioni e sentimenti inibiti, o di cui è difficile parlare; identificare ed affrontare conflitti e blocchi emozionali; migliorare la conoscenza e il rapporto con il proprio corpo; aumentare l’autoconsapevolezza; incrementare l’autostima e la percezione di autoefficacia; affermare sé stesso e la propria identità/individualità; sviluppare nuove strategie di comportamento; incrementare le capacità relazionali e comunicative. L’arteterapia viene usata nei contesti più vari. Questa diversità rispecchia la natura multidisciplinare dell’arteterapia e la pluralità degli approcci teorici cui questa fa riferimento, e riflette non solo l’efficacia della semplice partecipazione ad un attività creativa, ma anche le molteplici funzioni che questa può svolgere a seconda dei diversi momenti e obiettivi terapeutici. L’arteterapia, infatti, contribuisce sia alla diagnosi che alla presa in carico, che al trattamento del disagio, fisico psicologico o sociale che sia, nonché alla prevenzione del disagio stesso. Per fare ordine possiamo suddividere gli ambiti di applicazione dell’arteterapia in tre grandi aree, e cioè, quella della terapia, quella della riabilitazione, e quella dell’educazione. Sin dalla sua nascita l’arteterapia si è subito sviluppata principalmente come strumento di sostegno nelle cure psichiatriche di persone con gravi disturbi psichici, come ad esempio gli psicotici e gli autistici (area terapeutica). Fu infatti presto chiaro a medici e psicologi che queste persone riuscivano ad esprimersi meglio con il corpo o con i gesti, modellando la creta, ballando, o raffigurando nei disegni le proprie angosce, piuttosto che attraverso le parole, per cui il ricorso all’espressione artistica poteva aiutarle a superare le gravi difficoltà di comunicazione, tipiche delle persone affette da questi disturbi. Tali risultati portarono ad estendere l’uso di queste tecniche anche a pazienti con disturbi “meno gravi”, come ad esempio disturbi dell’umore e disturbi d’ansia, nei quali si riscontra grazie all’uso dell’arteterapia (Pasanisi, 2001) un aumento dell’autostima, un consolidamento dell’Io e un miglioramento delle capacità di socializzazione. I successi ottenuti nell’ambito della terapia portarono, con il passare del tempo, ad estendere l’uso dell’arteterapia al campo della riabilitazione di soggetti con danni neurologici e con handicap fisici, ma senza vere e proprie patologie psichiche, ambito di applicazione più frequente oggi. Esprimersi in attività creative aiuta queste persone a ridurre la negazione della disabilità, sviluppare maggiore autonomia personale e sviluppare relazioni sociali. Infatti “Insegnando alle persone a vedere ciò che le circonda, a esprimere le loro emozioni, e affermando continuamente che loro, e soltanto loro, possono tracciare quei particolari segni sulla carta o sulla tela, queste persone hanno maggiori opportunità di conoscere se stesse e il loro diritto di essere rispettate e di volersi bene” (Warren, 1993). Per quanto riguarda invece l’area dell’educazione, mi riferisco invece al trend, più nuovo, di utilizzare l’arteterapia anche con persone “normali”, o comunque non portatrici di disagi specifici, come forma di educazione, appunto, alla sensibilità, alla creatività, all’autoconsapevolezza e alla accettazione di sè. Sono tanti, infatti, le situazioni “normali” in cui le persone, sia adulti che bambini, avvertono una situazione di “crisi” e il bisogno di ristabilire l’equilibrio con se stessi e con il mondo esterno (lutti, separazioni, insuccessi a scuola o nel lavoro, etc.).

Tra le forme d’arte principalmente utilizzate in arte terapia si possono menzionare tutte le arti grafiche, dal disegno alla scrittura; la danza; la musica; il teatro e la cinematografia.

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