
( Pittura di Antonio Fiorini)
La scuola è un ambito permeato ed intriso di processi educativi che in tale contesto si esplicano in processi di apprendimento. Nei processi di apprendimento i docenti devono quotidianamente affrontare il problema:
- di come veicolare un messaggio,
- di come facilitare la comprensione di un concetto,
- di come far acquisire o consolidare le capacità di vario tipo.
In questi processi di apprendimento si tende verso un passaggio dalla realtà alla rappresentazione della realtà. Questo passaggio si sostanzia in una AZIONE o in una serie di azioni. Il cuore di un progetto educativo è proprio l’azione e quindi questa deve essere un’AZIONE MIRATA.
Azione o azioni che tendono ad una conoscenza, acquisizione e competenza di contenuti di vario tipo. Questi contenuti vanno veicolati attraverso i MEDIATORI.
Ma i mediatori….
§ cosa sono?
§ quali sono?
§ come si usano?
Prima ancora di rispondere a queste domande…….dove si collocano questi mediatori?
Si collocano nella didattica, nella didattica di tutti i giorni, in tutte le discipline ed insegnamenti che fanno parte del Progetto Educativo che si colloca in un Progetto Pedagogico che a sua volta si inserisce in Progetto di Vita.
La didattica che prendiamo in esame è la didattica mediale.
Ma veniamo alle risposte delle domande precedenti.
Rispondendo alla prima domanda….. cosa sono i mediatori?
Essi sono il mezzo, lo strumento, i diffusori attraverso il quale l’insegnante, ed in particolar modo l’insegnante di sostegno, trasmette le informazioni per “ridurre l’asimmetria (il divario) tra l’essere ed il dover-poter essere ( Larocca)
( tratto liberamente da : APPRENDIMENTO COGNITIVO NEUROMOTORIO di G. Raccagni)
L’insegnante è il primo mediatore didattico, sia attraverso la sua parola sia attraverso tutti i tratti caratterizzanti la sua comunicazione, anche quelli non verbali. Il mediatore reale è proprio l’educatore, che con la sua personalità è in grado di creare sintonia e motivando in tempo reale l’educando, può ridurre l’asimmetria nei confronti dell’obiettivo. Inoltre un educatore cerca di offrire almeno un canale di comunicazione che agevoli il contatto, che possa far fluire le emozioni, permettendo a chi lo necessita di essere compreso al di là dei modi convenzionali del comunicare. Il dialogo ha una dimensione emotiva e relazionale dove l’attenzione e la partecipazione sono elementi vitali per l’incontro: l’incontro tra due realtà viventi. Gli insegnanti e gli educatori sono i mediatori per definizione, essendo impegnati non solo a trasferire concetti e paradigmi da un codice ad un altro, ma anche a creare spazi comunicativi aperti alla comprensione reciproca e alla costruzione collettiva di una dimensione culturale condivisa. Essi hanno un potere sui mezzi, sugli strumenti, sui modi, sui tempi e sui luoghi che posso favorire od ostacolare questo passaggio. La culla dei mediatori la si trova nelle terapie attive ( che si differenziano da quelle passive). Spesso il termine terapia viene associato a tecnica. I mediatori, attraverso i sensi penetrano nell’animo della persona, il filosofo Popper afferma che l’uomo può acquisire conoscenza intorno al mondo solo attraverso i propri sensi, questi sono: “le fonti della nostra conoscenza, le fonti o gli ingressi nella nostra mente”. I mediatori servono a strutturare rappresentazioni mentali sia di carattere cognitivo-emozionale sia di carattere cognitivo-razionale.
Una delle più efficaci classificazioni dei mediatori didattici è quella proposta da Elio Damiano (I mediatori didattici. Un sistema d’analisi dell’insegnamento, IRRSAE Lombardia, Milano 1989), che ha il merito di essere strutturata non secondo un ordine semplicemente descrittivo, bensì come sistema operativo derivato da una teoria dell’azione di insegnamento. Si tratta di una tavola organizzata per assi cartesiani: quello orizzontale, della rappresentazione, rimanda alla successione dei mediatori – attivi, iconici, analogici, simbolici - in corrispondenza del tipo di ricostruzione della realtà operata – attraverso l’esperienza “diretta”, le immagini, i giochi di simulazione, i concetti e le teorie - quindi secondo l’ordine di distanziamento dalla realtà; l’asse verticale (della integrazione) è ordinato tassonomicamente su cinque gradi per ciascuna classe di mediatori identificata e corrisponde a due modalità di elaborazione dell’esperienza: quella relativa all’uso dei mediatori e quella relativa alla riflessione sull’uso.
ASSE DELLA RAPPRESENTAZIONE
(ordine di distanziamento dalla realtà)
ATTIVI | ICONICI | ANALOGICI | SIMBOLICI |
a) Esplorazioni “per vedere”, esercitazioni “per presa di contatto” | a) Disegno “spontaneo”, materiale visivo per documentare | a) Drammatizzazione nel role play (soggetti) | a) Discussione finalizzata a sintetizzare/omologare informazioni raccolte, narrazione dell’insegnante |
b) Esplorazione secondo piano d’osservazione, esercitazione per realizzare organi a partire da semilavorati, montaggi etc. |
b) Disegno preordinato secondo piano contenutistico/codice prescelto, analisi e interpretazione di immagini selezionate |
b) Giochi di simulazione (canovaccio) |
b) Narrazione (ascolto, lettura, scritti) di eventi più o meno complessi, sintesi scritta, narrazione dell’alunno |
c)Ricostruzione (mimo,conversazione.) di un’esperienza per metterla a fuoco ed esaminarla |
c) Codificazione grafico-figurativa di eventi più o meno complessi (a partire da altri linguaggi, verbali e non) |
c) Esecuzione di copioni (soggetti a canovaccio) |
c) Definizione di concetti, formulazione di giudizi |
d) Esperimento (a fattori selezionati e alternati), esercitazione per ideare, progettare, realizzare oggetti |
d) Schematizzazione di concetti, mappe, percorsi, eventi…. secondo connettivi grafici (organizzatori percettivi) |
d) Analisi e discussione di un gioco, finalizzate all’identificazione delle regole |
d) Riflessione sul linguaggio, sulle pratiche discorsive, sulle procedure, finalizzata all’individuazione di regole |
e) Esplorazione per controllo di conoscenze predefinite, esercitazioni per applicare/controllare . |
e) Schematizzazione e controllo di conoscenze ed esperienze apprese in precedenza |
e) Simulazione finalizzata all’applicazione e controllo di conoscenze e esperienze precedenti |
e) Applicazione e controllo di regole (metaconoscenze) apprese in precedenza |
Riguardo all’asse dell’integrazione, va specificato che la modalità di uso dei mediatori comprende i primi tre gradi (dall’uso primario all’uso preordinato all’uso compiuto); quella relativa alla riflessione sull’uso comprende i due gradi successivi (dall’esplicitazione delle regole che sostengono l’uso, all’applicazione e al controllo delle regole medesime). Tale gerarchizzazione traccia un itinerario dei processi di apprendimento dal livello della conoscenza (uso, fare per conoscere) al livello della meta-conoscenza (riflessione sull’uso, conoscere come si conosce).
“L’uno e l’altro ‘asse’, nella loro composizione incrociata - osserva Damiano - costituiscono una tavola progressiva, orientata da sinistra a destra, dall’alto in basso, capace di esporre, in forma ordinata e sintetica, i compiti di insegnamento, il sistema strutturato delle operazioni che l’insegnante è chiamato a sviluppare, quale che sia la disciplina di studio – ovvero il contenuto da insegnare -, il traguardo formativo che si pone, i soggetti in apprendimento, il contesto istituzionale in cui si colloca” (Damiano 1989, p. 60).
I mediatori attivi o dell’esperienza diretta rappresentano l’insegnamento realizzato creando occasioni di esperienza diretta e attivando il soggetto.
I mediatori iconici rappresentano l’insegnamento realizzato mediante il linguaggio grafico, attivando così l’intelligenza visivo spaziale del soggetto.
I mediatori analogici rappresentano l’insegnamento che si rifà alle modalità del gioco, della simulazione.
I mediatori simbolici rappresentano l’insegnamento che usufruisce di lettere, cifre, simboli.
E' ovvio che "la complementarietà è il carattere comune a tutti i mediatori" e che sia necessaria la loro integrazione. I mediatori consentono di sentire il contatto con l’altro e di esprimere la propria personalità. I mediatori didattici giocano un ruolo strategico nello sviluppo e nel mantenimento della motivazione ad apprendere. Li possiamo trovare nella didattica di tutti i giorni, in tutte le discipline ed insegnamenti che si collocano in un Progetto Pedagogico, che a sua volta si inserisce in un Progetto di vita . I mediatori, ci aiutano a superare il vecchio concetto di progettazione che soprattutto mirava ad un insegnamento unico ed omogeneo, inoltre ci permettono di trovare strade differenti per spiegare lo stesso concetto in modi diversi avvicinandoci in maniera olistica ad ogni studente rispettandone gli stili cognitivi e di apprendimento.
(Tratto liberamente da: MOTIVAZIONE E APPRENDIMENTO di Paola Di Natale)
Utilizzo di mediatori didattici: il compito più delicato per il docente è quello di creare le condizioni per rendere migliore possibile il rapporto tra la materia di studio e l’allievo, considerato singolarmente e nella dimensione del gruppo. L’azione di insegnare, secondo Damiano consiste in un intervento di mediazione, cioè di regolazione della distanza analogica tra il contenuto da apprendere e i soggetti che apprendono, condotta da parte del docente. Nell’organizzare e animare questo “dialogo” egli utilizza segni e strumenti con la funzione di mediatori, per mezzo dei quali agevola la ricostruzione individuale e collettiva dell’esperienza culturale. Una caratteristica fondamentale dei mediatori è la pluralità: queste le tipologie più conosciute e utilizzate nella scuola: mediatori attivi, iconici, analogici, simbolici.Ciascun mediatore si connota per la diversità nel richiamare la realtà, quindi per il grado di convenzionalità e di astrattezza, ma anche, di conseguenza, per le condizioni di controllo e di sicurezza, nonché per il legame più o meno prossimo con la temporalità dell’esperienza. Per quanto riguarda lo spazio, l’uso dei mediatori può essere regolato attraverso l’intreccio fra distanza fisica e prossimità psicosociale: alcuni sono “a forte implicazione”, come quelli attivi e analogici; altri sono considerati più “freddi”, come quelli iconici e simbolici.
In questa sede interessa sottolineare che ciascuno dei mediatori è portatore di una dimensione formativa specifica, efficace e profonda che deve essere padroneggiata dall’insegnante, il quale può prevederne l’utilizzo sia singolarmente che contemporaneamente, attingendo al loro uso integrato. Il laboratorio identifica la situazione di apprendimento che realizza in modo privilegiato, in una dimensione operativa e progettuale, l’intreccio tra più mediatori didattici: l’esperienza diretta, il ricorso a modelli e immagini, la simulazione, l’uso di codici simbolici.
In presenza di studenti in difficoltà è inevitabile ampliare la gamma di mediatori da utilizzare nei vari ambienti di insegnamento, incrementando quelli non verbali, in relazione alle specificità dei bisogni comunicativi ed educativi del soggetto. Potrà bastare il potenziamento delle esperienze dirette o l’uso di mediatori iconici; oppure potrà risultare necessario il ricorso a codici alternativi specializzati: ad esempio, alla lingua dei segni (per audiolesi), o al codice braille (per non vedenti), o alla comunicazione aumentativa, o al codice Bliss, o alla comunicazione facilitata (per minori con ritardo intellettivo o problemi psichici severi); l’elenco potrebbe continuare.
Lo sviluppo della tecnologia informatica e multimediale ha aumentato le potenzialità formative del sistema di mediatori didattici. Per gli allievi con problemi le nuove opportunità offerte dal computer riguardano sia il parco hardware (periferiche adattate, computer con sintesi vocale, schermo particolare, ecc.) che il software (percorsi formativi multimediali concepiti per tutte le tipologie di difficoltà). In numerose circostanze l’impiego della macchina può davvero risultare risolutivo per garantire all’alunno la permanenza in classe, consentendogli di fare esperienza di apprendimento insieme ai compagni (attraverso testi e ipertesti semplificati e/o adattati individualmente), e dunque di recuperare ai loro occhi l’identità di studente.
Fiducia nei poteri dell’informatica non è tuttavia sinonimo di incauto fideismo: l’ausilio non è uno strumento miracolistico in virtù delle proprietà intrinseche. Prima di tutto va preparato l’incontro tra l’allievo e il mezzo attraverso spazi, tempi e modi adeguati, altrimenti si corre il rischio che “il rimedio risulti peggiore del male”, e che dopo il primo entusiasmo si manifestino resistenza e rifiuto; vanno poi preparati i compagni di classe, affinché accettino la presenza della macchina come strumento di studio al pari della penna e del libro, e non come occasione di distrazione; infine, last but not least, non si può pensare che un artefatto mediatico sostituisca il docente. La relazione umana tra insegnante e minore in difficoltà resta essenziale, la natura e la qualità della guida sono importanti e fanno la differenza; a maggior ragione per il fatto che non sempre l’alunno è in grado, da solo, di integrare i diversi codici che la multimedialità informatica propone.
(Tratto liberamente da: “La formazione degli insegnanti per affrontare le difficoltà di apprendimento degli allievi” , di Marisa Pavone.)
RIFLESSIONI
Dunque secondo Elio Damiano il mediatore didattico è “ciò che agisce da tramite tra soggetto e oggetto nella produzione di conoscenza, sostituisce la realtà perché possa avvenire la conoscenza, ma non si sostituisce alla realtà spodestandola, pur richiedendo di essere trattato come se fosse la realtà, ma sempre in quanto mediatore conservando lucidamente la consapevolezza che la realtà non è esauribile da parte dei segni, quali che essi siano. "Perché questo avvenga è necessaria una figura che proponga questi mediatori al soggetto in apprendimento in base alle sue caratteristiche specifiche, declinati secondo l’autore in base al loro di distanziamento dalla realtà (attivi, iconici, analogici e simbolici). Ciascun mediatore si connota per la diversità nel richiamare la realtà, quindi per il grado di convenzionalità e di astrattezza, ma anche, di conseguenza, per le condizioni di controllo e di sicurezza, nonché per il legame più o meno prossimo con la temporalità dell’esperienza. Per quanto riguarda lo spazio, l’uso dei mediatori può essere regolato attraverso l’intreccio fra distanza fisica e prossimità psicosociale: alcuni sono “a forte implicazione”, come quelli attivi e analogici; altri sono considerati più “freddi”, come quelli iconici e simbolici.
Con l’avvento dell’informatica e della tecnologia multimediale il campo dei mediatori didattici si è notevolmente ampliato, software e hardware offrono strumenti e percorsi che consentono all’alunno con gravi disabilità di stare con i compagni in classe e di raggiungere obiettivi di apprendimento impensabili senza computer e programmi. Ma la tecnologia informatica non è la panacea che risolve tutti i problemi dei ragazzi diversamente abili, logica vuole che il solo video acceso di fronte ad un ragazzo poco contribuisca al suo sviluppo formativo…
Si tratta di preparare i ragazzi diversamente abili ad usare il computer, rendendolo uno strumento e non il protagonista per comunicare, per esprimersi e soprattutto abituare gli altri ragazzi ad accettare o meglio ad accogliere la presenza di computer o altre strumentazioni multimediali in classe, portarli alla consapevolezza che non si tratta di un gioco o di un privilegio..
Molti alunni dislessici hanno cambiato completamente il loro approccio con l’ambiente scolastico da quando con un portatile in classe le performaces non sono state più inficiate da una caterva di errori ortografici e sintattici. E per un ragazzo artistico..? La comunicazione facilitata è un percorso che gli permette di comunicare con il mondo ma è necessario un computer e la sua presenza in classe è irrinunciabile ma si devono preparare i compagni a capire il perché di questa presenza, parrebbe strano ma se si danno loro le corrette spiegazioni riescono a sorprendere per le loro reazioni positive.
Preparare, spiegare, motivare…spetta sempre al docente mediare, mettersi in mezzo tra ragazzo diversamente abile e difficoltà da superare, tra lui e i compagni, guidarlo per un tratto del cammino fino a portarlo al più alto traguardo possibile di sviluppo e di autonomia.. utopia ???? No Speranza………
ALCUNI LIMITI DI UN MEDIATORE
Un mediatore quanto più è significativo, tanto più è potente; allo stesso tempo, però, è opportuno tenere presenti anche i suoi limiti, nascosti proprio nella sua potenziale efficacia. Ne poniamo in evidenza due. La ricerca mostra come sia possibile che si verifichino delle interferenze fra le caratteristiche intrinseche del mediatore e quelle che esso acquisisce quando entra a far parte di una metafora. Per poter divenire parte attiva della metafora, il mediatore deve in qualche modo perdere la sua caratteristica originale, per poter divenire ponte verso una nuova conoscenza. Ma fintantoché questa necessaria ristrutturazione del campo non avviene, i mediatori possono anche finire per svolgere il ruolo di distrattori e opacizzare quindi le potenzialità della metafora come strumento di conoscenza, cioèpossono indurre negli alunni una concentrazione eccessiva sugli aspetti concreti del mediatore a scapito di quelli concettuali che esso avrebbe dovuto veicolare. Il secondo aspetto, collegato al precedente, può manifestarsi, nel mantenere un contatto eccessivamente prolungato con il mediatore: il mediatore, in altre parole, rischia di divenire un blocco o di trasformarsi in uno stereotipo.
In conclusione: la metafora può essere utile come provvisorio strumento pedagogico per amplificare schemi pre-esistenti fornendo loro collegamenti semantici fra una conoscenza strutturata e informazioni nuove. Si invita a ricorrere quindi all’efficacia di mediatori e metafore, quando se ne presenti l’occasione o la necessità, e all’occorrenza anche di riutilizzarli a distanza di tempo, ma di staccarsene comunque quanto prima per non creare stereotipi negli allievi attraverso un'enfasi eccessiva data a tale supporto, non appena si comprenda che essi hanno consentito di raggiungere lo scopo per il quale erano stati introdotti.
L’insegnante è il primo mediatore didattico, attraverso tutti i tratti caratterizzanti la sua comunicazione!......
...è nello sguardo di un bambino che si può cogliere l'orizzonte del nostro futuro.... al docente spetta il compito di mediare tra lo sguardo e il mondo...attraverso la parola, il gesto, la musica...